Microperimetro e biofeedback: quando la riabilitazione avviene attraverso i sensi

Stimoli sensoriali come strumento per la riabilitazione visiva che portano a risultati incoraggianti: ne parla il Direttore del Polo Nazionale Ipovisione, il Dottore Filippo Amore, medico oculista

  • Che cos’è il biofeedback?

Il biofeedback con il Microperimetro è uno strumento di riabilitazione visiva che stimola, attraverso l’udito e la vista, la zona di residuo funzionale visivo del paziente. Normalmente, vengono sottoposti a tale tipologia di riabilitazione soprattutto i soggetti che hanno perso la capacità visiva centrale e, quindi, i pazienti maculopatici. Al soggetto viene indicato di guardare attraverso un’area che precedentemente è stata individuata come migliore e funzionante attraverso l’analisi del microperimetro. Il biofeedback è, quindi, un meccanismo di autocontrollo da parte del paziente che impara ad osservare il mondo che lo circonda con quella nuova zona. Nel momento in cui il paziente si avvicina al punto target, il segnale acustico diventa un suono continuo ed appare una scacchiera flickerante in quello che viene chiamato training retinal locus o luogo preferenziale di visione, che è il punto che si vuole potenziare nella riabilitazione.

Attraverso il biofeedback, il paziente impara a considerare l’area indicata come quella che gli permette una visione migliore e con circa dieci sedute, fatte nell’arco di un mese e mezzo, questo esercizio di autocontrollo e autodeterminazione porta ad effettivi miglioramenti.

  • Il 30 ottobre scorso si è tenuta una conferenza per la Società brasiliana di Ipovisione a cui lei è stato invitato. Su che tematiche è intervenuto?

Da un po’ di anni vengo invitato al Congresso de Oftalmologia USP presso l’Università di Sào Paulo, in Brasile. Sono stato invitato all’evento anche per il ruolo di Centro di Collaborazione dell’OMS che il Polo Nazionale di Servizi e Ricerca per la Prevenzione delle Cecità e la Riabilitazione Visiva degli Ipovendenti da me diretto detiene, in relazione alla possibilità di implementare i servizi di riabilitazione visiva ed il network tra i centri di Riabilitazione Visiva in Brasile. Ciò che viene riconosciuto dalla Società brasiliana sono soprattutto i nostri lavori sulla microperimetria e sul biofeedback, per l’appunto. La necessità dell’incontro era quella di capire se esistono di fatto dei protocolli che possano permettere la standardizzazione del metodo, in quanto la riabilitazione non può avere dei campioni rappresentativi certi. Non ci sono dei disegni di studio che possano standardizzare le varie metodiche utilizzate nella riabilitazione visiva nel mondo con il biofeedback e, quindi, sono stato invitato al fine di  testimoniare la volontà della comunità scientifica nel creare un network di conoscenze condivise alla luce della nostra pubblicazione sulla Review della letteratura sul biofeedback.

  • Essendo un esercizio di riabilitazione, ci si può sottoporre al biofeedback in teleriabilitazione?

Questo non è possibile in quanto non esiste la possibilità di avere un eyetracker casalingo, ma solo in office. L’area che deve essere potenziata e riabilitata viene individuata attraverso il microperimetro e lo studio, quindi, della retina al fine di identificare la zona di fissazione migliore.

  • Essendo parte di un processo di riabilitazione che si deve fare in office, negli ultimi anni, in seguito alla pandemia da Covid-19, come è cambiato l’approccio con i pazienti?

Per coloro che non potevano fare le sedute in office siamo intervenuti grazie all’Eye-fitness, un software di riabilitazione in cui il paziente fa comunque tutta una serie di esercizi che servono a migliorare il sistema oculo-motore e di controllo della visione. Il Polo Nazionale Ipovisione, però, non ha mai chiuso le proprie strutture in questi mesi: abbiamo ridotto e contingentato gli ingressi, ma è stato permesso, a tutti coloro i quali dovevano essere sottoposti a biofeedback, di poter continuare la propria terapia in totale sicurezza.